Umbria arancione Cosa cambia concretamente per gli umbri? L’inserimento tra le regioni arancioni comporta la chiusura totale di bar e ristoranti, ma è consentito l’asporto fino alle 22. Si salvano i negozi (non quelli dei centri commerciali, chiusi il sabato e la domenica), parrucchieri e centri estetici. La stretta c’è anche per quanto riguarda gli spostamenti: nelle aree arancioni sono consentiti solo all’interno del proprio territorio di residenza (o domicilio), anche se viene consigliato di evitare quelli non necessari. Torna, quindi, l’autocertificazione per uscire dal proprio Comune e dalla propria Regione, spostamento consentito solo per lavoro, salute e comprovate necessità, come per raggiungere uffici e servizi non presenti nel proprio comune. Dalle 22 alle 5 resta il coprifuoco. Il rientro al proprio domicilio o residenza è sempre consentito.
Cosa cambia Per il resto, cambia poco: asili, scuole dell’infanzia ed elementari rimangono aperte, mentre per ragazze e ragazzi di medie e superiori già da tempo c’è l’obbligo (fatti salvi i laboratori, comunque facoltativi), di seguire le lezioni a distanza; per quanto riguarda le medie, a imporre la didattica a distanza è stata la Regione con l’ordinanza del 14 ottobre scorso, mentre l’ultimo dpcm prevede la Dad al 100% solo per le superiori e l’obbligo di indossare la mascherina anche seduti al banco per elementari e medie. Nessuna novità anche per lo sport dilettantistico, fermo anche per quanto riguarda gli allenamenti individuali, per palestre, piscine, musei, teatri, cinema (chiusi), per corner scommesse e giochi in bar e tabaccherie (vietati), per le procedure concorsuali (tutte rinviate) e per la capienza dei mezzi pubblici, già ridotta al 50%.
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Tesei non contesta dati «Lo spostamento poggia su alcuni dati oggettivi frutto della disamina della cabina di monitoraggio» ha detto Tesei a Skytg 24, aggiungendo: «Sapevamo che il monitoraggio avrebbe avuto un’evoluzione, e come ho già detto quando siamo diventati zona gialla, non sono pagelle, ma la constatazione dell’evoluzione della pandemia: ne prendiamo atto e ci adegueremo alla nuova ordinanza. Se è una decisione giusta? I dati tecnici non sono di mia competenza, crediamo ci siano persone deputate a queste valutazioni».
«127 posti di T.I. in due o tre giorni» Sui posti di terapia intensiva, al centro nelle ultime settimane di polemiche roventi, la presidente ha detto che «a ieri avevamo 111 terapie intensive complessivamente e nel giro di 2-3 giorni ne avremo attivate 127 come da piano modulare (a oggi i ricoverati in terapia intensiva sono 62, ndr). Ma stiamo predisponendo anche un piano di salvaguardia per andare oltre. Attualmente abbiamo oltre 500 posti letto riservati al Covid e li stiamo attivando in modo modulare». Tesei è intervenuta anche sull’ospedale da campo che sta allestendo l’Esercito al Santa Maria della misericordia, in cui sono previsti 37 posti letto per malati non gravi: «La struttura – ha detto la presidente – sarà pronta giovedì». Per quanto riguarda invece quello finanziato da Bankitalia con 3 milioni, i tempi si stanno allungando: la ditta senese che ha vinto l’appalto ha spiegato di non essere in grado di rispettare i 30 giorni imposti dalla Regione, che ha deciso così di tentare con l’altra azienda che aveva partecipato alla gara.
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Niente ritardi Nel complesso la presidente ha parlato di una «curva repentina e velocissima in tutta Italia», respingendo l’accusa che ci siano stati ritardi o sottovalutazioni da parte della giunta: «L’Umbria sta facendo abbastanza. Siamo partiti da 59 posti di terapia intensiva, abbiamo aumentato il personale delle Usca (le Unità speciali di continuità assistenziale, ndr) e il piano di salvaguardia non arriva in ritardo. C’è da dire che al momento ci sono oltre 400 sanitari in isolamento o positivi, il che pesa sul sistema sanitario». In conclusione Tesei si è augurata che «tutta l’Italia torni a essere verde, ma bisogna essere pragmatici e vedo una diffusione tale che non sta risparmiando nessuna regione». Poi l’appello al governo: «Servono adeguati sostegni dato che i danni sono già importanti: dobbiamo fronteggiare una crisi non solo sanitaria ma anche economica, e il governo deve essere pronto ad adeguare le misure».
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